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La Tofana di Rozes, con i suoi imponenti pilastri perfettamente esposti a sud. Da tanti anni avevo puntato questa parete.

Anno di corso guide, periodo di modulo in Dolomiti. Con un paio di colleghi (Luca e Paolo) decidiamo di anticiparci per fare qualche via di “riscaldamento”. Dopo qualche giorno e qualche via, Paolo va via ma al suo posto arriva Paola, da sempre punto di riferimento nelle Dolomiti… Ci rimangono due giorni prima del modulo, e il meteo non è male! Il primo decidiamo di andare a ripetere la via del Drago sul Lagazuoi Nord, per il secondo siamo indecisi. Mi faccio avanti e propongo una via che ho nel mirino da un bel po’, la Costantini-Apollonio sul secondo pilastro della Tofana di Rozes, è il momento.

Luca è un po’ in dubbio, Paola ci dà completa disponibilità a seguirci. Propongo di tirare io tutta la via, ma alla fine partirà Luca per poi cedermi il comando.

Così facciamo, sveglia presto e all’attacco siamo i primi …e unici. Solo un’altra cordata sul secondo spigolo di Tofana e qualcun’altra inmancabile durante la giornata sul classico primo spigolo. Luca affronta i primi sette tiri e poi sul primo cengione mi cede il comando. Fino a quel punto la roccia era grigia e bella compatta, ora tocca a me e a vederne il colore la musica sarà tutta un’altra. Ma sopratutto mi aspettano tre tiri piuttosto impegnativi. I due tetti e la schiena di mulo. I tetti, anche se non enormi, si notano bene anche dal parcheggio, “il mulo” sarà tutto da scoprire!

Dopo un tiro piuttosto marcio siamo sotto il primo tetto. Provo a scalarlo, non è impossibile ma arrivati al punto clou, la roccia veramente unta e consumata mi fa desistere. Via di artif, e per fortuna dall’alto pende una fettuccia rossa collegata ad un fix (ce ne sono pochissimi nella via, ma danno una certa tranquillità nell’affrontare questi ostici passaggi). Già così è un cinema, senza quella fettuccia… chissà! La sensazione che dà il vuoto su questo passaggio è veramente forte.

Due bei tiri da scalare e di nuovo un altro tetto. Su questo desisto subito per la libera, anche se forse è un po’ più semplice. Si esce e comoda cengia, sosta e un antro buio sopra le nostre teste, eccoci alla famigerata “schena de Mul”. Questo tiro è un tiro senza tempo e senza grado, increbile cosa sono riusciti a fare negli anni ’40…

Passato il mulo, un po’ di sollievo il peggio è passato, ma mancano ancora un po’ di tiri, per lo più su diedri gialli marci, ma queste sono le Dolomiti, bisogna saperne apprezzarne tutti i lati. Il resto fila liscio compresa la discesa che non è da sottovalutare, come sempre in Dolomiti!

Relazione da noi usata della Via COSTANTINI-APOLLONIO 

andrea freschi guida alpina
andrea freschi guida alpina

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